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Negli ultimi anni l’utilizzo dei droni nelle operazioni di ricerca degli animali e nel monitoraggio della fauna selvatica è aumentato in modo esponenziale. Questi strumenti offrono sicuramente dei vantaggi in quanto permettono di osservare gli animali a distanza e di poterli facilmente localizzare anche in aree difficilmente accessibili.


L’entusiasmo rispetto all’impiego di questa tecnologia rischia, però, di far passare in secondo piano una questione altrettanto importante: l’impatto dei droni sul benessere degli animali stessi.


Nonostante l’apparente innocuità, i droni rappresentano infatti una nuova forma di disturbo antropico che può alterare in modo significativo il comportamento e la fisiologia della fauna.




I rumori dei droni, l’impatto sulla fauna e la decisione del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise


Il rumore prodotto dai motori dei droni e le vibrazioni a bassa o alta frequenza possono risultare particolarmente fastidiosi per molte specie animali, soprattutto per quelle dotate di una spiccata sensibilità uditiva.


Gli effetti non si limitano al semplice disagio acustico: il disturbo può tradursi in stress, fuga, abbandono dei nidi o variazioni nei comportamenti alimentari e riproduttivi.


Non a caso, il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise ha già introdotto importanti limitazioni all’utilizzo dei droni nelle proprie aree protette, proprio per tutelare la tranquillità della fauna selvatica. 


In particolare, non è consentito far volare dispositivi di qualsiasi tipo o dimensione senza un’autorizzazione preventiva da parte dell’Ente.


Ogni richiesta di sorvolo viene valutata con attenzione: il personale del Parco analizza l’itinerario, le finalità e il potenziale impatto sull’ambiente e sulla fauna prima di concedere il permesso.


Inoltre, anche in caso di concessione dell’autorizzazione, i voli avvengono esclusivamente sotto il controllo e la supervisione del personale tecnico o di sorveglianza del Parco, nel pieno rispetto delle direttive di tutela dell’ecosistema.


Cosa dicono gli studi scientifici?


Una revisione sistematica pubblicata nel 2017 (Unmanned aircraft systems as a new source of disturbance for wildlife) ha analizzato in modo approfondito gli effetti dei droni sugli animali.


I risultati evidenziano come le reazioni della fauna dipendano sia dalle caratteristiche del drone (dimensione, tipo di motore, schema di volo), sia dalle peculiarità degli animali osservati (specie, periodo riproduttivo, grado di socialità).


Dallo studio è emerso che:


  • I voli diretti verso l’animale evocano le risposte più forti, poiché possono essere interpretati come un comportamento predatorio;
  • I droni di grandi dimensioni e quelli a motore a combustione, più rumorosi, provocano reazioni più intense;
  • Gli uccelli risultano particolarmente sensibili, soprattutto durante la nidificazione;
  • Gli animali in gruppo o in periodo non riproduttivo mostrano reazioni più marcate.


Gli autori sottolineano la necessità di adattare il quadro normativo e di introdurre linee guida specifiche per l’utilizzo dei droni in ambito faunistico, al fine di ridurre gli impatti negativi e garantire una ricerca realmente sostenibile.


Effetti anche sugli animali domestici


Non sono solo gli animali selvatici a subire le conseguenze rispetto al massiccio utilizzo dei droni. Anche gli animali domestici possono reagire negativamente. Alcuni studi hanno documentato aumenti del battito cardiaco e modifiche comportamentali riconducibili a stati di stress, indotti dal rumore o dal movimento dell’apparecchio.


Gli esperti raccomandano quindi l’adozione di codici di condotta che prevedano:


  • Il rispetto delle regole dell’aviazione civile;
  • L’approvazione da parte di comitati etici prima di voli di ricerca vicino ad animali;
  • L’uso di droni silenziosi e di piccole dimensioni;
  • Il mantenimento di distanze di sicurezza (almeno 100 metri) e di quote di volo adeguate;
  • La sospensione immediata del volo in caso di segni evidenti di stress negli animali.


Una cattiva tendenza anche tra professionisti


Purtroppo, si registra una crescente tendenza all’uso dei droni anche da parte di operatori e medici veterinari, talvolta in modo non controllato o senza un’adeguata preparazione tecnica ed etologica. L’intento può essere nobile — osservare o soccorrere animali — ma l’esito rischia di essere opposto: disturbo, disorientamento o danni permanenti.


È dunque fondamentale ribadire che prima dell’utilizzo dei droni in prossimità di animali è necessaria una valutazione professionale condotta da esperti in comportamento animale, veterinaria e conservazione ambientale.


No all’uso incontrollato dei droni


Essere contrari all’uso incontrollato dei droni non significa opporsi al progresso tecnologico, ma promuoverne un uso etico e consapevole.


La tecnologia, se impiegata correttamente e con le dovute precauzioni, può diventare un alleato prezioso ma senza linee guida chiare e una valutazione specialistica preventiva il rischio è di dare vita a una nuova forma di disturbo per gli ecosistemi.


La posizione della Bisegna Tecnofauna


La Bisegna Tecnofauna riconosce pienamente l’importanza delle norme che regolano l’utilizzo dei droni in aree protette come il Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, nelle quali la tutela della fauna e degli ecosistemi rappresenta una priorità assoluta.


Allo stesso modo, è altrettanto importante distinguere tra l’uso improprio e non autorizzato dei droni e l’impiego professionale e controllato di queste tecnologie per scopi di tutela ambientale e gestione faunistica.


Nel corso degli anni, la Bisegna Tecnofauna ha maturato una significativa esperienza nella ricerca e cattura di animali dispersi anche attraverso l’utilizzo di droni, strumenti che – se impiegati in modo responsabile e sotto la supervisione di personale qualificato – rappresentano un valido supporto operativo.


I droni, infatti, consentono di esplorare aree di difficile accesso e di individuare rapidamente animali in difficoltà, riducendo al minimo l’impatto ambientale e il rischio per gli operatori.


Per questo motivo, la Bisegna Tecnofauna non si oppone all’uso dei droni in sé, ma ne sostiene l’impiego solo nell’ambito di interventi regolamentati e gestiti da professionisti, in grado di garantire il rispetto della normativa vigente e la salvaguardia della fauna selvatica.


L’obiettivo deve sempre essere quello di coniugare tecnologia e tutela dell’ambiente e della fauna, mettendo le innovazioni al servizio della conservazione e della sicurezza degli animali.


Fonti e bibliografia


Mulero-Pázmány, Margarita et al. “Unmanned aircraft systems as a new source of disturbance for wildlife: A systematic review.” PloS one vol. 12,6 e0178448. 21 Jun. 2017, doi:10.1371/journal.pone.0178448.


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